Intervista a Alessandro Fiorentino, storico dell’arte e calligrafo
Abbiamo fatto una chiacchierata con Alessandro Fiorentino, docente del Laboratorio di Calligrafia.
Cos’è la calligrafia?
Il termine deriva dalle due parole greche che significano “bella scrittura”, si sa, ma storicamente la calligrafia rappresenta innanzitutto lo studio delle scritture, a partire dalle capitali romane, per arrivare alla scrittura carolina, gotica o umanistica. Si tratta di imparare a tracciare i segni che compongono gli alfabeti che di volta in volta si esaminano e si studiano, con pennini, inchiostro e carte pregiate e non.
Oggi, però, calligrafia significa anche sperimentazione segnica: una disciplina, quindi, che coniuga l’abilità tecnica con l’espressività artistica e la conoscenza storica.
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Sì, lo scorso anno ho tenuto un corso sul carattere foundational, in cui i partecipanti si sono avvicinati a una scrittura che affonda le sue radici nella minuta carolina, ma che è stata rielaborata nel secolo scorso, attorno agli anni Trenta del Novecento, dal calligrafo Edward Johnston. Ho ritenuto opportuno iniziare con questo carattere perché rappresenta l’approccio ideale all’arte calligrafica, sia per i singoli grafemi che la compongono, sia per l’utilizzo degli strumenti. Durante le lezioni, i corsisti hanno imparato a prendere dimestichezza con lo stile di scrittura e si sono cimentati con la composizione di piccoli testi.
Su quale carattere è incentrato il tuo nuovo corso?
Quest’anno, invece, si prosegue con l’italico di base, il carattere fondativo di tutti i caratteri corsivi occidentali: non è un caso, infatti, che corsivo, in inglese, si dica proprio italics (termine che, tra l’altro, è stato assorbito dal linguaggio HTML). È un alfabeto interessante per la sua evoluzione storica, ma anche per il suo stile molto elegante e raffinato, che prevede un tratteggio marcato e una forte enfasi verticale.
Perché ritornare alla scrittura a mano?
Viviamo in un’epoca storica in cui la scrittura digitale domina incontrastata: dalla vita privata, alla burocrazia, passando per la stesura di una tesi, la redazione di un documento di lavoro… La mail ha sostituito la lettera, i messaggi su whatsapp i biglietti di auguri: insomma, pare non ci sia più spazio per la scrittura a mano. Ma credo che, in questo panorama, riappropriarsi del gesto della scrittura e dei suoi strumenti non sia semplicemente un esercizio di stile o un atto nostalgico. Recenti ricerche scientifiche, ad esempio, hanno dimostrato come la scittura a mano influisca positivamente sulla capacità dell’individuo di memorizzare i dettagli e di orientarsi nello spazio, nonché sulla sua attività cerebrale e, di conseguenza, sulla velocità di lettura e di comprensione di un testo.
Per concludere…
Invito tutti gli interessati al mio corso: saranno quattro incontri pomeridiani a partire dal 7 marzo in cui ci avvicineremo alla storia del crattere italico e ai suoi concetti portanti, familiarizzando con la terminologia e con le tecniche di scrittura, imparando ad acquisire dimestichezza con ductus, forma, spaziatura e dimensioni del carattere e con i suoi strumenti tecnici.