Il venerdì sera c’è una festa in casa La7, la organizza la comitiva di Propaganda Live. Apertamente e orgogliosamente schierato, ricrea l’atmosfera di impegno e sogno tipica dei vent’anni anche a chi ventenne non è più. Ed è il miglior programma televisivo attualmente in circolazione.
Non propriamente mainstream, ma neppure dannatamente di nicchia. Propaganda Live è più di un programma, è una comunità costruita da Diego Bianchi e Andrea Salerno sin dai tempi di Gazebo su Rai3 e che oggi rappresenta una case history da un milione di spettatori in media a puntata.
Circa il 6% di share, con picchi del 7,5% durante il primo lockdown, dal 2% da cui era partito nel 2017 dopo il trasferimento da Rai3 combattendo contro i vari X-Factor e Fratelli di Crozza.

Senza contare tutti coloro che guardano Propaganda Live online, specialmente dall’estero, di cui sarebbe molto interessante avere i dati. Già, perché se fino a pochi mesi fa lo streaming della diretta sul sito di LA7 si interrompeva ad ogni stacco pubblicitario (mostrando screen di questo tipo, ma senza scuse per l’interruzione poiché era voluta), oggi invece gli spot vanno tutti anche sul web.
Rigor di logica farebbe pensare che i contratti pubblicitari siano stati rivisti alla luce dell’enorme engagement del programma sulle varie piattaforme online, come quando durante la diretta del 20 febbraio 2020 a causa di problemi tecnici sulla rete Diego Bianchi spostò baracca e burattini in live su Instagram. Un inedito che scava un solco con la definizione fin qui conosciuta di fruizione televisiva e ci riporta al concetto di community rispetto a un programma come Propaganda Live, costantemente in top trend nelle tendenze di Twitter, il social di riferimento, quello dei boomer per eccellenza.
La sua community, infatti, si attesta principalmente tra i 45 e i 54 anni, la maggior parte con laurea, ma di stagione in stagione acquisisce sempre più pubblico tra Millennials e GenerazioneZ, affascinati dalla narrazione dell’attualità a metà tra satira e informazione.
Ma comunque sempre ideologicamente schierata.
LA POLITICA
Propaganda Live, come ammette lo stesso titolo, è una trasmissione che non ha mai fatto mistero di avere una posizione politica a sinistra. Zoro e gli altri protagonisti non nascondono mai allo spettatore il loro passato di militanti comunisti. Una militanza fatta di partecipazione nei circoli cittadini, nelle sezioni e durante le iniziative di partito per interiorizzare, concretizzare e tramandare gli ideali su cui esso si fondava. Una pratica che, con la caduta del muro e la scomparsa delle ideologie si è persa, causando smarrimento negli attivisti e creando al tempo stesso un gigantesco numero di categorie sociali che, non essendo più rappresentate, hanno disperso il loro voto financo all’estrema destra, talvolta in grado di meglio occupare (anche mediaticamente) territori e necessità un tempo appannaggio del PCI.
Propaganda Live tira le fila di quel discorso commentando i fatti della settimana attraverso un registro in cui nostalgia e contemporaneità si fondono in una narrazione decisamente consapevole che i “bei tempi” non torneranno, ma al tempo stesso determinata a costruire un immaginario in cui le cose possano e debbano migliorare. Il tutto con un linguaggio e in un contesto molto ben definito.

IL CONTESTO
In un periodo storico fatto di disillusione, disincanto e disimpegno rispetto ai temi della politica, Propaganda Live è un programma fatto da Boomer – senza per forza dare un’accezione negativa al termine – che però danno l’immagine di chi non ha perso il proprio slancio giovanile, a cominciare dalle t-shirt iconiche sfoggiate ad ogni puntata dal conduttore Zoro e ormai divenute cult.
Un’immagine positiva, anche glamour se vogliamo, nel senso di affascinante, invidiabile e dunque “fica”, che fa presa sugli altri ed è dunque funzionale a legittimare verso lo spettatore un messaggio che resta proattivo, di speranza, di cambiamento comunque possibile.
E per trasmettere un messaggio del genere, anche il setting vuole la sua parte. Non più luci fredde e spettatori a terra sui cuscini davanti a Zoro e al suo tv color come avveniva a Gazebo, quasi fosse un’assemblea in un’auletta universitaria occupata. Bensì un grande studio, un capannone post-industriale simile a un vecchio cinema illuminato da luci gialle, rosse e viola in cui, a parte l’enorme screen centrale, tutto è sobrio e fatto con materiale di recupero: nessuna poltrona per gli ospiti bensì cassette di legno su cui accomodarsi; sedie di legno anche per il pubblico, ora sostituito dai cartonati di personaggi più o meno famosi; scenografia ridotta all’osso e con travi, pali e cavi bene in vista. Un disordine pianificato, insomma, che sembra voler riprodurre il contesto e il clima di un centro sociale occupato.
Una scelta non casuale, che richiama il periodo della vita di ognuno dove gli ideali sono al primo posto, i sogni sembrano tutti realizzabili e ogni scusa è buona per far festa e stare insieme.
Propaganda Live ricrea appositamente l’atmosfera dei vent’anni a chi vent’anni non ha più.
E infatti va in onda di venerdì, il giorno che apre ufficialmente il weekend, in cui si può fare tardi la sera tra aperitivi e concerti con gli amici. O meglio, lo fai se hai 20 anni. Se sei un over 30 o addirittura un Boomer, invece, il venerdì capita spesso di essere a casa. E quindi guardare, anzi far parte di Propaganda Live – anche attraverso la partecipazione social che va a sublimarsi nella VAR di puntata – assume un valore terapeutico, rassicurante: la nostra comitiva è lì, ad aggiornarci sui fatti, farci ridere e non farci sentire soli e “datati”, tirando tardi anche oltre l’una di notte.
LA COMITIVA
Una simpatica comitiva di sinistra, dunque, che ricrea quell’atmosfera di “spensieratezza consapevole” da venerdì sera universitario romano: tutti al centro sociale a rivedersi dopo una settimana per parlare di politica ma anche ascoltare musica e farsi due risate prima del weekend.
Abbiamo il padrone di casa, autoctono buontempone ma arguto, popolano ma estremamente preparato in ogni materia, portatore sano di tutti i pregi e difetti della romanità: solo chi ha vissuto la Capitale può capire profondamente il senso del suo linguaggio, delle sue battute o citazioni toponomastiche.
Poi c’è il migliore amico, artista un po’ “fricchettone” dalla provincia laziale ma ormai perfettamente integrato nella romanità a cominciare dalla parlata, i cui disegni e fumetti satirici sono attesissimi dalla compagnia, tanto da costituire da sempre il rito di fine serata/puntata.

Il terzo asso è l’amico un po’ secchione, sempre vestito a modo e mai sboccato. Nonostante frequenti spesso ambienti più accademici, non si sente affatto a disagio in uno spazio occupato e, anzi, tutti attendono la sua disamina sul pulpito, altro rito irrinunciabile di inizio puntata.
Completa il poker il musicista, l’immancabile bello con la chitarra presente in tutte le compagnie che viene un po’ messo in mezzo dagli altri per esorcizzarne fascino e bravura, ma che ogni volta con la sua band prepara una scaletta ad hoc in omaggio alle ricorrenze musicali della settimana.
Sempre immaginando di traslare il cast di Propaganda Live in una fantomatica comitiva universitaria, ne fanno parte attiva anche i due iscritti al master di giornalismo – lui da Roma, lei fuorisede da Parma -, la studentessa tedesca in Erasmus che ci guarda con occhi esterni e, di stagione in stagione, vengono coinvolti una serie di amici anche nel tentativo di sprovincializzare il programma (considerato troppo Roma-centrico dalla critica): dalla Napoli Lello Arena al Veneto di Andrea Pennacchi, passando dalla Milano di Memo Remigi per tornare alla periferia dell’Urbe di Zerocalcare.

LA NARRAZIONE
Telecamera portatile con riprese in movimento e inquadrature imperfette, montaggio dai ritmi
serrati ma coi tagli sempre volutamente visibili, scene di quotidianità ad alleggerire quando il
pathos tocca il culmine (immancabili quelle gastronomiche!), colonna sonora mai banale. La
struttura narrativa che Diego Bianchi usa nei suoi reportage televisivi è praticamente la stessa di
quando era uno Youtuber. Un linguaggio contemporaneo che sa di confidenziale ma al tempo
stesso dietro le quinte dell’argomento, per approfondire alternando austerità e sarcasmo senza
mai utilizzare il lessico abbottonato e formale dell’inchiesta mainstream. Ma c’è di più.
Come detto far parte della tribù di Propaganda Live ha un non so che di rassicurante, anche grazie ai rituali perpetuati di settimana in settimana nella scaletta del programma, che lo rendono familiare al suo pubblico che sa sempre cosa aspettarsi. Anzi, che quei riti li pretende.
Dallo Spiegone iniziale (“Marco Damilano please on stage!”) alla VAR di puntata che rende protagonista il pubblico da casa, passando per il reportage di Zoro e la Social Top Ten, la narrazione di Propaganda Live si muove perfettamente sul filo che viaggia tra l’informazione e la satira, anche grazie alla capacità di saper sfruttare il fenomeno del momento: i social network. Tra un hashtag e un trend topic, infatti, si racconta la cronaca della settimana: avvenimenti e dichiarazioni di personaggi di spicco della politica e della società vengono mischiati ai commenti (accuratamente selezionati) della gente comune, lasciando trasparire tutto il lato assurdo e grottesco della realtà. Sia questa sul web o, addirittura, sia essa stessa il web. Questo è un altro punto di forza del programma, in grado prima di tutti di cogliere la relazione intrinseca – e molto spesso illogica e trasfigurata – tra ciò che avviene e come viene veicolato.
Un ingrediente vincente che, insieme a quelli su citati e a tanti altri per i quali non basterebbe forse un trattato ancora più lungo di questo, rende Propaganda Live un format crossmediale di successo assoluto. Come uno stargate ha saputo aprire un varco temporale tra etere e web, tra Boomers e Millennials, tra vecchia e nuova politica, tra il concetto antico e moderno di militanza. Il tutto presentando argomenti, tematiche e immagini spesso forti, ma senza mai appesantire una serata delicatissima come quella del venerdì.